giovedì 7 dicembre 2006

LO SPETTATORE A TEATRO

Commento:


Neris ha detto...
"In che misura uno spettacolo teatrale può andare a fondo su un problema così complicato?E’ indispensabile utilizzare parole chiave, per non dire tecniche? o il pubblico, che già conosce il problema, riesce ad attuare, immediatamente, un processo di costruzione causa-effetto?"Questa è la parte interessante: quanto un regista e un attore possono aspettarsi dal proprio publico? Certo,quando si realizza uno spettacolo si deve mirare ad un target, non solo inteso come età media, ma pure inteso in senso culturale. Ma trattarli come ignoranti? Io, quando mi accorgo di un trattamento simile mi offendo, o peggio, mi annoio... Sono parte della società, ne conosco le problematiche, e se lo scopo è solo l'informazione mi compro un saggio, un giornale, oppure guardo in internet. A teatro mi aspetto la vita.Ti pongo una domanda, aperta a chiunque capiti qui, quanto è giusto, nonchè possibile, l'obiettivo di non schierarsi?
6 dicembre 2006 14.09

face up ha detto...
Ciao Neris, grazie per aver lasciato la tua opinione.Quando si parla di teatro credo non ci sia la "verità", non è una scienza, anche se molti grandi del teatro hanno messo nero su bianco delle regole, tutt'oggi valide.Non mi ricordo dove e quando ma un giorno sentii questa frase che mi piacque molto:-E' il pubblico che sceglie-quindi credo che uno spettacolo prima di tutto debba avere un vissuto, deve saper dire qualcosa servendosi del testo, creare cioè quel sottotesto tanto caro al grande Stanislavskij.A proposito...lui era uno di quelli che amava molto il pubblico, era molto importante e ne aveva molto rispetto.Altri invece lavoravano quasi per sé stessi, incuranti del fatto che si siano state delle persone a guardarli.Sinceramente è su quest'ultima linea che amo lavorare per il semplice fatto che si creerebbero troppi vincoli, ci si addentra in un labirinto che porterebbe o all'assoluta semplicità, banalità, mancando di originalità, o all'intreccio più contorto che allontanerebbe la via d'uscita.Certo, sta scrivendo una persona che non è Stanislavkij, quindi affermo che farsi capire da una persona è più facile che farsi capire da cento.Concludendo, in un'epoca dove la cultura di massa, la globalizzazione, la standardizzazione rende tutto uguale, privo di anima, fare ciò di più intimo credo sia la strada per creare un "prodotto" innovativo.Quando vado a teatro e non capisco un passaggio sono felice, perché capisco che sotto c'è stato un lavoro che passa attraverso il sottotesto.La strada è lunga per tutti, ci sono tante cose ancora incomprensibili ma che capiremo quando riusciremo a non offenderci o annoiarci.Prima di chiudere vi lascio una frase che rappresenta il teatro secondo me:-Tutto quello che accede qui sopra è vero, tutto quello che c'è li fuori è finzione-
7 dicembre 2006 1.18








2 commenti:

Neris ha detto...

Infatti non ho parlato di verità, ma piuttosto di vita, che è diverso.
Non hai risposto alla mia domanda, sopratutto. ^____^

face up ha detto...

cos'è la vita?...se leggi tra le righe ho risposto :p